La stabilità all’ossidazione dell’olio di Camelina: lo studio clinico
Valutazione della stabilità all’ossidazione dell’olio di Camelina rispetto ad altri oli vegetali e di pesce: lo studio clinico
La camelina è una pianta forte che si adatta a tutti i terreni e condizioni climatiche e la continua ricerca di nuove fonti di acidi grassi essenziali, in particolare omega 3, ha portato a un rinnovato interesse nella sua coltura. Un recente studio si è posto come obiettivo la valutazione della stabilità all’ossidazione dell’olio di camelina. La relativa stabilità dell’olio di camelina rispetto all’olio di pesce (ricco di EPA e DHA) e olio di lino (ricco di ALA) è di grande importanza poiché l’olio di Camelina potrebbe essere una fonte alternativa di ω3 più stabile.
Per lo studio sono stati utilizzati i seguenti materiali: camelina spremuta a freddo, camelina da raccolto primaverile, camelina da raccolto invernale, olio di semi di lino, olio di colza, un campione di olio di pesce (olio di menadi), olio di mais pressato a freddo, olio di sesamo, di girasole e d’oliva. Sono state inoltre prodotte due creme spalmabili, una a base di olio di Camelina e una a base di olio di semi di girasole, entrambe con un contenuto totale del 70% di grassi. Gli oli e le creme spalmabili a base di olio sono stati analizzati sia tramite analisi di laboratorio che tramite valutazione sensoriale condotta su un campione di 11 volontari dell’università di Limerick (4 maschi e 7 femmine di età compresa tra i 22 e i 30 anni).
L’olio di Camelina è risultato suscettibile all’ossidazione lipidica e questo sembra essere dovuto ai prodotti di ossidazione secondaria dell’acido α-linolenico (ALA). Tuttavia, è meno suscettibile all’ossidazione rispetto alle principali fonti alternative di acidi grassi ω3, olio di pesce e olio di lino. Nonostante sia più sensibile all’ossidazione dei lipidi rispetto a molti oli vegetali, l’olio di Camelina possiede una stabilità sufficiente a mantenere una qualità adeguata durante il normale periodo di conservazione di 16 settimane di una crema spalmabile. La crema conteneva ALA sufficiente a fornire in definitiva circa 1 g di acidi grassi polinsaturi a catena lunga ω3 al giorno. I dati supportano l’ipotesi che l’olio di camelina sia sufficientemente stabile da costituire un’alternativa tecnicamente ed economicamente competitiva all’olio di pesce come fonte alimentare di ω3.
Sotto l’estratto tratto dallo studio clinico:
Oxidative Stability of ω3-rich Camelina Oil and Camelina Oil-based Spread Compared with Plant and Fish Oils and Sunflower Spread.
D. NÍ EIDHIN, J. BURKE, AND D. O’BEIRNE
ABSTRACT: The oxidative stability of _3-rich oil from Camelina sativa and the storage stability of a camelina oil–based spread were evaluated. Camelina oil was more stable than fish oil and linseed oil, but less stable than sunflower, corn, sesame, and olive oils, indicated by measuring peroxide values (PV), _-anisidine values (AV), total oxidation values (Totox), thiobarbituric acid reactive substances (TBARS), conjugated diene levels (CD), and conjugated triene levels (CT) during storage at 65 °C for 16 d. The camelina oil–based spread had higher PV, AV, Totox, TBARS, CD, and CT than the sunflower spread but maintained adequate sensory quality for 16 wk of storage at 4 °C or 8 °C.
CONCLUSIONS:camelina oil is susceptible to lipid oxidation and this seems to be due to the secondary oxidation products of α-linolenic acid (ALA). However, it is less susceptible to oxidation than the main alternative sources of ω3 fatty acids, fish oil, and linseed oil. Despite being more susceptible to lipid oxidation than many plant oils, camelina oil had sufficient stability to maintain adequate quality for the normal 16-wk storage life of a spread. The spread contained sufficient ALA to ultimately provide approximately 1 g of ω3 long chain polyunsaturated fatty acids per day. The data support the hypothesis that camelina oil is sufficiently stable to constitute a technically and economically competitive alternative to fish oil as a food ingredient source of ω3FAs.